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3. LYRICA TERZA, IL SONNO

by IRIDE PROJECT

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Track 03 of the Album "LYRICAE" (2021)
Electro-acoustic Radio Drama

lyrics

La poca luce che entrava dalla finestra aveva spento le lancette fosforescenti della sveglia.
Nel grigiore diffuso la polvere galleggiava a mezz’aria.
Polvere, nient’altro. Gli bastava rigirarsi nel letto che gli sbuffi si alzavano dalle coperte.
Più passava il tempo e meno riusciva a dormire
Lei sospirando senza guardarlo e muovendo un altro po’ di polvere, con un mezzo sorriso gli suggerì il pretesto del circolo per toglierselo di torno
Rimuoverlo dalla sua vita era stato semplicissimo, le era bastato chiudere una porta alla volta, in silenzio.
La porta vicino al telefono se chiamava qualcuno, chiusa
quella del salotto se arrivavano visite, chiusa
quella dei figli, sempre così chiassosi, specie se di tanto in tanto si decidevano a crescere, chiusa.
Viaggiare gli piaceva più di tutto. Non partire, non arrivare, viaggiare e prendere la macchina anche solo per un paio di chilometri, era pur viaggiare
Come quando era soldato e partiva con la camionetta per le esercitazioni che era ancora notte.
Mentre gli altri ragazzi si stringevano l’uno contro l’altro per il freddo e sul brandello di cuscino fatto col bavero della giacca chiudevano gli occhi credendo di poter recuperare un poco di sonno, lui se ne stava in disparte e non vedeva l’ora di cominciare a sobbalzare sulla strada.
Nel buio, il paesaggio passava, distaccato, irraggiungibile
Trasfigurazione di forme che rivelavano di appartenere a essenze differenti
Mutamento continuo di entità fantastiche
Movimento eterno di anime fredde e assopite
Da quando le luci avevano reso tutto nitido e definito, anche i suoi sogni erano diventati come reali.
Sognava spesso di essere seduto su una panchina della stazione in attesa di prendere un treno
Il convoglio si fermava, la porta si apriva, ma lui era talmente pesante da non riuscire a muoversi.
Si sforzava, cercava di racimolare le forze per tirarsi su, ma rimaneva inchiodato al sogno. Qualche volta, con uno sforzo immane, era riuscito a cadere per terra, rimanendo raggomitolato e trovando solo la forza di girare la testa per vedere il treno ripartire.
Quando si svegliava si sentiva affaticato e deluso.
C’erano stati anni in cui aveva dormito ripiegato sul volante del suo camion, sui sassi roventi dei muri di cinta sotto il sole di Luglio
Ma ora che non aveva più il suo camion e che era abbastanza vecchio per raccontare agli altri di avere il diritto di riposare, c’era qualcosa che gli impediva di chiudere davvero gli occhi, così quando dormiva era mezzo sveglio, e da sveglio pareva mezzo addormentato. Avrebbe voluto riposarsi ma non sapeva dire da cosa.
Una volta, da bambino, s’era svegliato in preda ad un dolore atroce. Aveva chiamato la madre ma s’era accorto di essere solo. Tenendosi la pancia con le manine era sceso dal letto e a piedi scalzi aveva cercato qualcuno per tutta la casa. S’era arrampicato fino alla maniglia della porta della camera da letto dei suoi, e l’aveva aperta.
Aveva visto la mamma, la nonna e i vicini di casa. Tutti intorno al papà che si lamentavano perché ancora dormiva alle dieci di mattina.
Non s’era messo neanche il pigiama. Aveva tenuto il vestito buono con il fiore all’occhiello. Non si era tolto le scarpe e aveva sporcato tutta la coperta col lucido nero. La mamma lo voleva picchiare, meno male che lo zio la teneva ferma, e il papà, bravo, rimaneva immobile.
Aveva sentito qualcuno dire che non doveva stare li
-E’ ancora presto, perché non vai a dormire un altro po’? -
Così lo avevano riaccompagnato a letto e lui si era riaddormentato. Allora era un bambino, non c’erano abbastanza sassi per tenerlo sveglio e niente era abbastanza duro, abbastanza freddo, neanche il rifugio antiaereo, che era uno schifo.
La luce andava e veniva ad ogni esplosione, l’aria era pesante, puzzava di sudore, le donne si lagnavano, i vecchi sputavano per terra, i bambini facevano pipì in un angolo. Qualcuno urlava che sarebbero morti tutti. Lui si rannicchiava contro il corpo della mamma, prosperoso e morbido. - Quello è matto - gli diceva con noncuranza tenendolo tra le braccia fresche - Fatti un bel sonno, quando ti svegli è passato tutto. –
Quegli ospiti erano particolarmente odiosi così per non doverli salutare rimase tra le coperte polverose facendo finta di prolungare il sonnellino anche a scapito del circolo ma dalla parete sottile senti’ lei dire che prima o poi si sarebbe addormentato e ma più svegliato e sapeva che qualcuno di quei beoti annuiva.
A quelle parole gli tornò in mente il sonno di suo padre, aveva annunciato a tutti la sua morte tranne che a se stesso.
Eccolo, disteso sul letto, vestito, con le scarpe sulla coperta, la gazzetta dello sport sul petto e l’attaccante della nazionale che invece del pallone prendeva a calci il suo cuore infliggendogli un dolore lancinante.
Saltò giù dal letto e ignorando tutti corse alla macchina.
Non sapeva esattamente che ore fossero, ma per la prima volta si sentì in ritardo.
Guido’ fino alla stazione, era in ritardo
Lasciò la macchina in un posto qualsiasi e infilò di corsa il sottopasso
La porta del vagone era spalancata, saltò su con la faccia di un atleta al foto finish
Il capostazione non si accorse nemmeno di quell’ultimo passeggero, chiuse la porta, sventolò il cappello e il treno corse via.

credits

released September 18, 2021
Original Text by Monica Miuccio

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IRIDE PROJECT Killarney, Ireland

IRIDE PROJECT (Monica MIuccio & Massimo Davi) is a duo that has dedicated itself for years to research electronic music, and radio dramas. In addition to broadcasts of the radio program “Nova” on the Lyric FM of the Irish national radio RTÉ, their works have been performed in Italy, Portugal, Finland, Germany, Mexico, Macedonia, United Kingdom, Czech Republic , Spain, Ecuador and Ireland. ... more

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