Non ero felice per quella lontana nonna che aveva scelto le acque fredde del grande vecchio ma non potevo essere triste perché lei aveva sconfitto la disperazione.
Non ero felice per lui che una notte, volando dall’alto di un edificio riuscì nel suo scopo, ma anche in questo caso non ero triste. Triste semmai lo ero per quelli che lui aveva lasciato indietro e che io amavo.
Non ero certo che loro adesso fossero in pace perché la pace che ho provato io era la pace del coma, non della morte e dalla morte nessuno è tornato per dire a tutti che è come sperano che sia.
Chi decide di morire appartiene già ad un’altra dimensione e io stavo ancora decidendo tra una dimensione e l’altra.
Ritrovatomi vivo, avevo concluso che a questo mondo per colpa della medicina non si può neanche morire in pace e i sistemi lenti non danno garanzie. Ci vogliono sistemi violenti e istantanei che non danno tempo a nessuno.
Al secondo attacco suicida ero andato in un negozio di armi per comprare una pistola, ma ci vuole il porto d’armi, per il porto d’armi ci vuole il permesso della questura, per il permesso della questura ci vuole una richiesta in carta da bollo, l'idoneità psico-fisica e le domande... perché vuoi un’arma… e io le bugie non le so dire. Certo non avrei detto che mi volevo sparare ma quando mento il disagio è evidente.
Le parole...
La prima volta che ci eravamo rivisti dopo il primo tentativo, una mente tranquilla e attaccata alla vita avrebbe pensato che sarebbe stato bene parlarci, ovviamente da soli, non so se lui sapeva che io avevo fatto lo stesso, se l’avesse saputo non credo gli sarebbe importato - lui era un altro che non sapeva raccontare storie - ma è proprio nel parlare, nel tentativo di spiegare che la comprensione si annulla.
Le parole...
Stranamente, ho trovato un attimo di lucidità per parlarne con la persona che mi amava di più e che più mi capiva, eppure quando ha detto “fai tesoro dell’esperienza” ho inteso che non aveva capito nulla. Le parole...
Mai in vita mia sono stato felice come dopo aver bevuto quella roba. E’ stata una felicità profonda e completa, piena di sicurezza e di pace. “fai tesoro dell’esperienza” è una spinta formidabile.
Quando ho riaperto gli occhi e ho capito che mi era andata male ho pensato che avrei dovuto ricominciare tutto da capo. Il suicidio sta alla fine di una lunga strada e quando fallisci la devi ripercorre tutta da capo. Ce l’avevo con chi aveva chiamato l’ambulanza ma davvero non poteva fare diversamente. Anch’io se avessi visto lui buttarsi di sotto avrei cercato di ripigliarlo per i pantaloni. Afferrarlo, non parlargli, perché le parole sono parte di quello stesso mondo che si vuol abbandonare.
Le parole...
“Aiutare” non ha neanche lontanamente il significato che tutti pensano. L’arroganza di quelli che sostengono di poter aiutare e’ sconcertante e l'ingenuità di quelli che credono si possa aiutare osservando e parlando… e’ deludente.
Mi mandano in bestia i non suicidi che fanno commenti senza senso sui suicidi e non so se i credenti si rendono veramente conto della bestemmia che dicono quando, credendo di legare qualcuno alla vita, li senti farneticare “Dio può avere bisogno di te”. Un dio che ha bisogno di qualcuno non è onnipotente, se poi questo qualcuno è un essere limitato come un uomo vuol dire che questo dio proprio non è gran che.
Solo un suicida può capire un altro suicida. Tutto il resto sono parole senza senso, ipocrisia quando non saccenteria, moralismo cattolico. Le parole...
Qualche giorno dopo essermi risvegliato sono andato al compleanno di un’amica psicologa, che mi aveva invitato un paio di settimane prima.
La casa era piena di dottori, di tartine e altre cose buone. C’era pure uno psichiatra.
Io dovevo stare attento a quando mi alzavo e mi sedevo, a quando giravo la testa e a come mi muovevo. Tremavo dall’interno del cervello all’ultimo nervo delle dita dei piedi. Se non fossi stato attento sarei caduto. Dovevo concentrarmi per non farmi cadere le cose dalle mani e soprattutto per capire quello che gli altri mi dicevano e dare risposte soddisfacenti. Fu un successo. Giorni dopo seppi da questa amica che persone che avevo conosciuto quella sera mi avevano trovato molto simpatico. Pensai che ero stato molto furbo a non far capire niente; poi pensai che erano stati molto stupidi loro a non capire; alla fine conclusi che eravamo solo delle persone che cercavano di fare nel migliore dei modi quello a cui in quel momento tenevano di più: un suicidio e una festa di compleanno.
Mesi dopo l’amica psicologa nel suo studio tentò di spiegarmi come si sente un depresso.
Nonostante le sue parole non cambiai la buona opinione che avevo di lei.
Comunque alla fine ho usato le parole a mio vantaggio e sono riuscito a mentire.
Il porto d’armi l’ho ottenuto e lo sparo lo hanno sentito anche i vicini che adesso fanno a gara nel dire che sembravo tanto felice
E invece sono un cadavere sul pavimento del bagno.
Elencano tutte le mie fortune. Mia figlia, il mio successo sul lavoro, i soldi... quasi ad allontanare quanto più possono la vita dalla morte.
Loro che hanno paura.